Ma che domande mi fai? Sono sinologa, certo che amo il tè, lo bevo frequentemente, ne conosco molte varietà. Ah si certo, ho anche assistito alla cerimonia del tè a Shanghai. Dici che il termine Cerimonia del tè non è appropriato? Pare proprio sia così e l’ho scoperto conoscendo Giulia Lami, sinologa e traduttrice che a sua volta mi ha presentato Cristina Hua.
Ieri ho avuto la fortuna di fare una bella chiacchierata con lei. Cristina Hua è Tea master e proprietaria del negozio Zen Tea art room di Prato. Ho inoltre letto questo post che ti consigliohttps://viaggiointornoalte.net/2021/06/12/cerimonia-del-te-cinese-arte-del-te-gong-fu-cha/ di Barbara di @viaggiointornoalte.
Il carattere di 茶 cha tè, è composto da vari tratti che rappresentano
L’uomo è legato indissolubilmente alla natura, ne fa parte. Il tè aiuta l’uomo a vivere più a lungo.
Riprendendo il discorso, il termine Cerimonia del tè non esiste, al suo posto in Cina troviamo
茶艺 chayi – arte del té
茶道 chadao – la via del tè
功夫茶 gongfucha – un metodo particolare di preparare il tè
il 道 dào è la via, intesa come la giusta via da percorrere per fare qualcosa. il 道 dào ha radici nella filosofia e religione buddhista e taoista. La ricerca del 道 dào, della via da seguire, è personale e soggettiva. E’ una ricerca, intima profonda e spirituale.
il 茶道 chadao racchiude in sé religione, filosofia, estetica, etica e arte. E’ un mix tra arte, pratica religiosa (buddhista) e il raggiungimento della VIA , il 道 dao. E’ difficile esprimerlo a parole, perché non è un sentimento tangibile, ma è qualcosa che si sente nel profondo, nell’anima, nello spirito, nel cuore.
Non ci sono regole precise, rigidi rituali, per servire o gustare il Tè. Ognuno deve trovare il SUO modo, per gustarsi il momento, assaporare la bevanda in ogni suo aspetto, coglierne ogni sfumatura.
Si potrà scegliere una teiera e un servizio da Tè pregiati, apparecchiare la tavola con gran cura. Qualcuno preferirà servire il tè in maniera più semplice e spartana… Ognuno deve fare come meglio crede e come sente nel profondo.
E’ l’esibizione, quello che vediamo dall’esterno. Come il tè viene servito e degustato.
Il 茶艺 chayi racchiude in sé la conoscenza del tè, delle sue varietà, di come prepararlo, gustarlo, servirlo. Conoscere bene il tè per poterlo gustare in maniera consapevole, distinguendone i sapori, analizzandone il colore e così via. L’arte del tè è una forma estetica che racchiude in sé un aspetto più profondo, legato alla cultura, che trova equilibrio tra apparenza e interiorità.
艺 yi si traduce con Arte ed è estetica, apparenza.
Come spesso accade nella lingua cinese, parole che per noi sono scritte allo stesso modo, in lingua cinese hanno caratteri e significati diversi.
Gongfu cha è uno di questi. Scritto così 功夫茶 Gongfucha indica un particolare modo e stile, estremamente aggraziato e elegante, di servire il tè.
Recentemente ho scoperto che l’arte marziale che noi definiamo Gong fu o Kung Fu è che è stata importato dai film di Jackie Chan, è invece il Wushu. Gong Fu è il modo in cui viene svolta una determinata disciplina. Per capirci si dice
”Nel tuo Wushu c’è poco Kung Fu”
per dire che nel tuo Wushu, c’è poca abilità, poca tecnica.
Allo stesso modo, un tè gestito con Gong Fu, è servito o consumato con cura e abilità. La preparazione del gong-fu cha, utilizza tè come oolong, come il tieguanyin, shuixian e il tè della fenice. Tra questi il migliore è il tieguanyin, perché è l’unico che rispetta il colore e la fragranza richiesta dal gong-fu cha.
工夫茶 gong fu cha, scritto così, sta a significare, il sacrificio, il tempo e la cura impiegata per servire un buon tè. Viene utilizzato in questo caso in prevalanza i tè rossi.Per concludere, il gustare e il servire una tazza di tè, non si limita ad ingerire del liquido caldo, ma coinvolge molti più sensi, più azioni, più valori…
“Durante la conoscenza del tè, si comprende i principi della vita e le regole naturali del Cielo e della Terra”
Nell’apprendere tutti questi concetti e nel documentarmi in questi giorni, ho colto una grande verità: Il tentativo da parte di noi occidentali di chiudere in recinti, in schemi mentali concetti che invece sono più liberi e difficilmente etichettabili.
Insegnando la lingua cinese, mi scontro ogni giorno contro questo sentimento. C’è bisogno di capire, di spiegare, di usare parallelismi con la lingua e la cultura cinese e la nostra. Impresa a volte difficile e che complica la vita invece che semplificarla. L’approccio da avere è aperto ed elastico, privo di preconcetti, per capire e apprezzare appieno questa fantastica cultura.