
Per la rubrica “dove andrei se potessi”, oggi andiamo a Famensi.
Studiando Arte della Cina per anni, ne avevo sentito parlare ripetutamente.
Nel viaggio abbiamo dovuto fare una tappa inattesa, perché il motore del nostro mezzo si era surriscaldato. Come non ricordare che l’autista risolse il problema lanciando secchiate d’acqua sul motore…
Ma veniamo a noi.
Nel 1987 durante la fase di restauro, fu scoperta una sala sotterranea, posta alla base della pagoda, risalente a 1113 anni fa che conteneva preziosi cimeli. La provincia dello Shaanxi costituì una squadra archeologica apposita per gli scavi.
La sala è lunga 21,4 m, copre una superficie di 31,48 mq.
E’ suddivisa in sei parti: scala, piattaforma, galleria, sala anteriore, sala centrale e sala posteriore.
Al suo interno furono ritrovati:
Per contenere tali tesori fu costruito un museo, visitabile tuttora.
“Secondo le registrazioni dei classici buddisti, per diffondere il Buddismo, Asoka, imperatore dell’antico regno di Tianzhu, ossia l’attuale India, inumò in vari siti le reliquie di Sakyamuni, facendo costruire in tutto il mondo 84000 pagode, di cui 19 in Cina. Il tempio Famensi è uno di questi siti.”
Giungevano fin qui credenti da ovunque per venerare la reliquia del dito di Budda inumata sotto la pagoda. Secondo i documenti storici cinesi, otto imperatori della dinastia Tang ospitarono più volte la reliquia a palazzo per venerarla.